La missione di vita non è un lavoro specifico

Spesso diamo per scontato che trovare la missione di vita significhi trovare quel lavoro che finalmente ci farà sentire realizzati. Aspiriamo a trovare il “mestiere” che ci appagherà e darà un senso ai nostri passi.

Questo pensiero porta a fraintendere cos’è veramente la missione di vita e può spingerti a non riconoscerla, anche quando ce l’hai sotto il naso.

La missione di vita non è un lavoro specifico… e il lavoro che associ alla missione non è qualcosa che ha il “compito” di realizzarti o salvarti dalla tua insoddisfazione.

Se la missione fosse un mestiere, questo metterebbe in crisi tutti i “multipotenziali” che sono in giro, i quali non sentono di appartenere mai veramente a un lavoro o un mestiere soltanto.

La seguente equazione va dunque abolita:

Missione di vita = lavoro che mi fa sentire realizzato

In realtà non è del tutto errata, nel senso che, in effetti, c’è una relazione tra missione e lavoro, ma non è una relazione di uguaglianza, bensì di “espansione”.

Cominci diventando consapevoli della missione di vita e poi, sulla base di questa consapevolezza, ti espandi fino a dare forma al tuo mestiere o ai tuoi mestieri.

Non si tratta di “trovare” un lavoro che “ti faccia sentire realizzato”, ma di prendere la responsabilità di scoprire chi sei, qual è la tua chiamata e, sulla base di questo, modellare le tue scelte di lavoro.  

La missione viene prima del trovare un “mestiere”. Non è qualcosa che “fai”, piuttosto è qualcosa che “sei”.

Prima viene la missione, poi il lavoro

Alla luce di quanto detto, la nostra equazione si trasforma in un’espressione del tipo:

Missione di vita —> lavoro in cui esprimo la mia realizzazione

Una volta che definisci la missione di vita, ne consegue che trovi o crei il lavoro in cui esprimi chi tu sei e cosa sei venuto a fare in questo mondo.

Naturalmente, se sei chiamato da un mestiere in particolare, perché senti che questo coincide pienamente con l’espressione di chi sei, va benissimo. Significa che hai spontaneamente convogliato la tua missione verso un certo lavoro. Solo che non accade sempre così. Ognuno ha il suo cammino, il suo senso, il suo tempo.

Cos’è la missione di vita?

Cos’è, allora, la missione di vita?

La missione di vita è ciò che emerge dall’intersezione delle tue qualità e talenti con ciò che vorresti vedere guarito o risolto nel mondo.

Naturalmente, ci sono altri aspetti che possono essere considerati, nel formulare la missione, come esplorare ciò che si teme, guardare alle prove ricorrenti che si incontrano lungo il cammino o scandagliare le proprie ombre – cosa che faccio in modo approfondito con chi lavora direttamente con me –, tuttavia la definizione che ho indicato è abbracciata da molti autori (tra cui Jack Canfield, il quale parla più specificatamente di “finalità esistenziale) e trovo che sia molto efficace partire da qui.

Qualità e talenti

Dedichiamoci ora a trovare le tue qualità, i talenti e le competenze.

Prendi un foglio e rispondi alla domanda: 

Cosa mi piace fare spesso, mi viene spontaneo fare e/o faccio con abilità?

Esempio: 

  • Dipingere

  • Ascoltare musica

  • Andare a correre in mezzo alla natura

  • Studiare argomenti di psicologia e crescita interiore

  • Aiutare emotivamente le persone

Poi chiediti:

Quali sono le qualità, i talenti e/o le competenze che esprimo attraverso queste attività?

E scrivi la risposta accanto a ciascuno dei punti precedenti. Esempio:

  • Dipingere = Creatività, bellezza

  • Ascoltare musica = Senso dell’armonia

  • Correre in mezzo alla natura = Sensibilità verso la natura, attenzione al benessere olistico

  • Studi e formazione in psicologia = Conoscenze nell’ambito della psiche, capacità di riconoscere dinamiche interiori

  • Aiutare emotivamente le persone = Empatia, saggezza

 

Quali problemi risolvere?

 Sempre mettendo tutto per iscritto, ora rispondi a questa domanda:

Quali sono le necessità o i problemi che vorrei veder risolti in questo mondo e che mi piacerebbe contribuire a risolvere e guarire?

Ci sono innumerevoli problemi e situazioni che necessitano di essere risolti nella nostra realtà, ma solo di alcuni ti piacerebbe occuparti.

Per esempio: 

Mi piacerebbe dare il mio contributo nella risoluzione delle problematiche ecologiche e fare qualcosa per l’ambiente. Mi piacerebbe inoltre guarire la società dal suo narcisismo e dal suo egoismo, e aiutare le persone ad ascoltare le emozioni e a integrarle.

 

Creare la missione

Ora, vai a creare la missione, combinando insieme le qualità e i problemi che hai messo a fuoco nei passi precedenti.

Come prima cosa, se hai indicato più di una problematica che vorresti veder risolta nel mondo e alla quale ti piacerebbe dare il tuo contributo, ne scegli una, quella che senti prioritaria.

Utilizzando il nostro esempio, potresti scegliere:

  • L’ascolto e l’integrazione delle emozioni.

Poi vai a selezionare quelle qualità e competenze che vorresti mettere in campo. Scegline due, massimo tre.

Dal nostro esempio:

  • Il fatto che ho una certa conoscenza e abilità nelle dinamiche psicologiche e interiori

  • le mie capacità di ascolto empatico.

Formuli infine la missione, combinando insieme i due aspetti nel modo più semplice e sintetico possibile, secondo questo schema:

La mia missione di vita è utilizzare/usare/ecc. [le mie abilità] per [problema da risolvere]

Il nostro esempio diventa allora:

La mia missione di vita è utilizzare le mie conoscenze psicologiche e la mia empatia per aiutare le persone a integrare le loro emozioni. 

È una definizione che non delinea un mestiere preciso, ma si concentra su cosa vorrei veder guarito nel mondo e con quali qualità e talenti posso dare il mio contributo.

La missione riguarda il “modo di essere”, il tuo “perché esistenziale”. Il lavoro, gli hobby e ciò che fai sono invece il “cosa”.

Se non senti i fuochi d’artificio

La missione di vita, essendo espressione della tua essenza, è qualcosa che già “sai” ed è normale che, una volta individuata, sembri praticamente “ovvia”, quasi scontata.

Una volta formulata, non devi aspettarti di eccitarti in modo particolare o sentire chissà quali fuochi d’artificio dentro di te. Le esaltazioni sono per la mente; l’anima sa già e non si stupisce.

Al più, può accadere che proverai gioia, come conseguenza dell’aver fatto chiarezza e che ti stai guardando con gli occhi della verità.

Di solito, comunque, una volta definita la missione, la sensazione che provi è qualcosa di semplice, pulito e pacato.

Può anche essere che hai bisogno di più tempo e di riflessioni più profonde per formulare meglio la tua missione, ma, se sei stato onesto, a questo punto sei comunque arrivato a formulare un aspetto della tua esistenza che, molto probabilmente, è un primo passo verso la missione.

E il lavoro?

Come la mettiamo, infine, con il lavoro?

Una volta chiarita la missione, è più facile capire qual è il lavoro giusto per te, ma non solo: la missione è una bussola che ti guida e ti aiuta a impiegare correttamente le tue energie, in ogni ambito della tua esistenza.

Jack Canfield dice che, se una scelta che intendi fare non è allineata con la tua finalità esistenziale, allora non dovresti farla.

Riprendiamo il nostro esempio di missione di vita:

La mia missione di vita è utilizzare le mie conoscenze psicologiche e la mia empatia, per aiutare le persone a integrare le loro emozioni. 

Sulla base di questa definizione, potrei scegliere di dedicarmi a fare del volontariato per ascoltare le persone che si sentono sole. Oppure potrei scegliere di iscrivermi all’università e diventare uno psicoterapeuta. Oppure, potrei dedicarmi a scrivere un blog sui temi della psiche e della ricerca interiore. Oppure potrei fare delle conferenze che ispirino i giovani a sviluppare maggiore empatia. Oppure, potrei chiedermi come portare tutto questo nel mio attuale ambiente lavorativo. O potrei fare un po’ di tutte queste cose.

Il punto è liberarti dall’idea che debba esserci un “mestiere preciso” che coincida con la missione. Può accadere, ma anche no. Spesso, infatti, i modi per fluire attraverso la missione sono diversi e molteplici, e possono essere dei lavori, ma anche degli hobby od opportunità di altro tipo.

L’auto-disciplia

In tutto questo, non sto avallando l’incostanza e la mancanza di disciplina. Se fai una scelta, portala avanti, sperimenta, persisti. Fai in modo che l’auto-disciplina sia sempre con te. Solo così puoi passare ai livelli successivi della missione.

Quello di cui devi liberarti è invece l’idea che la missione sia un mestiere preciso che ti faccia sentire realizzato, perché, come spiegato, questo crea l’illusione che ci sia un mestiere che ti può “salvare”, quando invece sei tu che, conoscendo te stesso, chi sei e dove stai andando, scegli o crei il mestiere attraverso cui salvi una parte di questo mondo e, così facendo, dai consistenza alla tua realizzazione.

La missione ti dice chi sei e cosa sei venuto a guarire, è qualcosa di molto più amplio rispetto a un lavoro o un mestiere, ma il mestiere è uno dei modi con cui puoi esprimere tutto questo. 

A maggior ragione, se ti senti chiamato a esprimere la missione di vita attraverso modalità differenti, attraverso mestieri e strade lavorative variegate, puoi riuscirci veramente solo se sei auto-disciplinato, solo se impieghi sapientemente il tuo focus, le tue energie e la tua creatività.

Camilla Ripani
Life Purpose Coach

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